S.I.A. S.r.l.
P.IVA 12789100018 R.E.A. TO-1316662
Testo Consolidato CCNL del 06/03/2024
RESTAURO DI BENI CULTURALI (UGL/FEDERTERZIARIO)
Testo consolidato del CCNL 06/03/2024
Per i dipendenti delle imprese di restauro di beni culturali
Decorrenza: 06/03/2024
Scadenza: 05/03/2027
In Roma, lì 6 marzo 2024,
tra
ARI ASSOCIAZIONE RESTAURATORI D'ITALIA assistita dalla Federazione Industrie Prodotti, Impianti, Servizi ed Opere Specialistiche per le Costruzioni - F.IN.CO;
- CONFEDERAZIONE ITALIANA DEL TERZIARIO, DEI SERVIZI, DELLA PICCOLA IMPRESA INDUSTRIALE, COMMERCIALE, ARTIGIANA, AGRICOLA, DEL LAVORO PROFESSIONALE, DELLE LIBERE PROFESSIONI E DEL LAVORO AUTONOMO IN GENERALE - FederTerziario
e
- la FEDERAZIONE NAZIONALE UGL COSTRUZIONI - UGL Costruzioni assistita dalla UNIONE GENERALE DEL LAVORO -UGL;
con l'assistenza tecnica di:
ANCL - Associazione Nazionale dei Consulenti del Lavoro;
è stato sottoscritto l'allegato accordo 6 marzo 2024 di rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per i dipendenti delle imprese di restauro beni culturali con decorrenza dal 6 marzo 2024 al 5 marzo 2027.
Il "Contratto Collettivo Nazionale per i dipendenti delle imprese di Restauro Beni Culturali" s'inserisce nel percorso di una sempre maggiore definizione del settore specialistico di restauro dei beni culturali. Delineare in modo appropriato e articolato i rispettivi compiti delle figure professionali - restauratori di beni culturali, tecnici del restauro e degli altri operatori, che svolgono attività complementari al restauro o comunque connesse con la conservazione - nell'ambito degli interventi di restauro dei beni culturali è un'esigenza irrinunciabile per individuare attività e ruoli operativi interni alle imprese specialistiche. Da qui l'impegno continuo dell'ARI per una declinazione sempre più specifica di una disciplina sul lavoro, con un contratto che regolamenti il comparto del restauro specialistico, di concerto con le altre sigle firmatarie che hanno colto con sensibilità l'obiettivo di questa istanza. L'assegnazione, sin dal 2017, da parte dell'INPS di un codice specifico per l'identificazione univoca del contratto (codice 404) è un'ulteriore conferma della validità del lavoro svolto.
A differenza di altri tipi di contratto impiegati in lavorazioni di tipo edile e/o artigianale sul patrimonio costruito, il CCNL Restauro Beni Culturali trova applicazione negli interventi di tipo specialistico sia in ambito di cantiere su beni immobili, sia in ambito di laboratorio con interventi su beni mobili. Infatti, è proprio l'intervento specialistico, con la necessaria presenza delle figure professionali previste dalla Legge, che accomuna questi ambiti a prima vista così diversi. La conclusione del processo di qualifica (Legge 7 del 13/01/2013) con la pubblicazione degli elenchi di restauratori di beni culturali e di tecnici del restauro da parte del MiBACT è la prova tangibile della continua professionalizzazione del settore, di cui il presente CCNL Restauro Beni Culturali costituisce una tappa importante e la corrispondenza applicativa concreta.
Il termine "restauro" costituisce ormai esso stesso un patrimonio con una stratificazione storica di significati spesso contradittori, se non addirittura opposti, secondo l'ambito d'uso: comune, generalizzato, professionale o specialistico. Da qui l'esigenza di attribuire un significato meno scontato al termine "restaurare", che spesso nel linguaggio corrente e, ahinoi anche nella normativa, genera equivoci, sfuggendo a codificazioni univoche. Si dice, infatti, "restaurare", indicando un po' di tutto, dall'attività artigianale di bottega, fino a quella dell'intervento edilizio su vasta scala. Per tale ragione a livello europeo si sta imponendo il termine conservazione-restauro per individuare la disciplina di restauro specialistico distinta e del tutto diversa dall'intervento artigianale di sostituzione ex-novo con tecniche tradizionali o dagli interventi di rifacimento edile. Che la normativa italiana usi il medesimo termine con evidenti significati differenti in categorie di lavorazioni diverse, non fa che aumentare la confusione e ci costringe comunque a rimanere nell'equivocità.
Con il termine "restauro di beni culturali" si è inteso individuare un settore la cui articolazione presenta una molteplicità di aspetti complementari, in buona parte definiti con l'approdo di alcuni importanti dispositivi legislativi, i cui contorni definiscono l'insieme di caratteristiche qualitative, che gli operatori devono possedere per l'intervento sul patrimonio. Per quanto concerne specificatamente le figure presenti in quest'ambito, sono stati individuati differenti profili professionali cui corrisponde un alto livello di conoscenze e di competenze, in relazione all'importanza che si attribuisce al concetto stesso di "bene culturale". Prima fra tutte il restauratore di beni culturali che caratterizza e qualifica l'attività specialistica e l'impresa, dirigendo e organizzando i cantieri, all'occorrenza coadiuvato dal tecnico di restauro di beni culturali (o Collaboratore Restauratore) e dal tecnico con competenze settoriali.1
Il concetto del "restaurare", inteso come conservazione-restauro, è in continuo mutamento, in quanto rappresenta un insieme complesso di conoscenze umanistiche, scientifiche e tecniche, rispondendo al contempo alla deontologia professionale, ai valori della società contemporanea e all'impegno per le future generazioni. Perciò è influenzato non solo dagli aggiornamenti tecnologici, ma anche dall'evoluzione dei principi d'intervento; partendo dal "restauro critico" come impostato da Cesare Brandi, passando per la fase "scientifica oggettiva" derivando dalla tradizione anglosassone degli anni 70/80, la teoria contemporanea di conservazione-restauro sta acquisendo una maggiore consapevolezza che i principi d'interventi risentono e rispecchiano i mutamenti dei valori immateriali della società, riflesso nei vari gruppi d'interesse che sono interessati ai e dai beni culturali come concetto identitario della società contemporanca nelle sue numerose sfaccettature e anche contraddizioni.
All'interno di questa evoluzione si colloca la trasposizione della formazione del restauratore di beni culturali in ambito universitario con l'istituzione di un ciclo unico quinquennale che vede come soggetti formatori, oltre alle tradizionali scuole di Alta Formazione, anche le Università, le Accademie e gli Istituti privati. Nonostante queste importanti tappe segnino un cammino inderogabile verso livelli alti di professionalità e riaffermino il ruolo del restauro italiano - in linea con gli sviluppi a livello europeo -, si assiste in quest'ultimo scorcio di anni al cedimento della cultura della tutela che procede di pari passo con le difficoltà del dicastero preposto alla salvaguardia dei beni culturali, aggravate dai drastici ridimensionamenti delle risorse economiche.
La normativa sugli appalti pubblici indica i requisiti che le imprese di restauro specialistico devono avere per partecipare alle gare, che il legislatore ha inteso differenziare nettamente dall'ambito di tipo edile. L'insieme di questi articolati legislativi mostra come il campo d'azione che il contratto intende disciplinare sia molto delicato, proprio per le caratteristiche insite in un settore dalla cui forte specificità dipende la salvaguardia stessa del patrimonio culturale.
In questo scenario complesso, dove l'incertezza del presente ha riproposto i beni culturali come elemento caratterizzante dell'identità collettiva e la diffusione delle nuove tecnologie promette la fruizione del nostro patrimonio su una scala globale, il ruolo di mediazione che la conservazione-restauro è chiamata a svolgere tra le aspettative, spesso diverse, dei vari gruppi di interesse e utenti del patrimonio, continua a porre nuove sfide alla professione. Sfide che inevitabilmente continueranno a plasmare e trasformare la categoria e il concetto stesso di conservazione-restauro nel constante dialogo tra storia, presente e futuro che sin dall'inizio è stato l'ambito di definizione della professione.
Il DM 86/2009 "Regolamento concernente la definizione dei profili di competenza dei restauratori e degli altri operatori che svolgono attività complementari al restauro o altre attività di conservazione dei beni culturali mobili e delle superfici decorate di beni architettonici, ai sensi dell'articolo 29, comma 7, del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, recante il codice dei beni culturali e del paesaggio". Per ulteriori approfondimenti alla normativa si rimanda ai riferimenti legislativi in allegato.
Nota
In un'ottica di valorizzazione e tutela del comparto, le Parti convergono sulla necessità di sviluppare un'azione congiunta al fine di sensibilizzare il Governo e gli Organi preposti, all'introduzione di misure a tutela del settore e dei suoi operatori quale, ad esempio, la cassa integrazione ordinaria (CIGO) o altre misure similari, che permettano ai lavoratori di vedersi riconosciuta un'indennità per l'impossibilità a svolgere la prestazione lavorativa in caso di circostanze dovute a eventi transitori e non imputabili all'impresa o ai dipendenti, come, ad esempio, situazioni temporanee di mercato, maltempo e altri fattori contingenti.
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1 DM 86/2009 "Regolamento concernente la definizione dei profili di competenza dei restauratori e degli altri operatori che svolgono attività complementari al restauro o altre attività di conservazione dei beni culturali mobili e delle superfici decorate di beni architettonici, ai sensi dell'articolo 29, comma 7, del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, recanti il codice dei beni culturali e del paesaggio". Per ulteriori approfondimenti alla normativa si rimanda ai riferimenti legislativi in allegato.
La tipologia d'intervento riferibile al restauro dei beni culturali richiede un rilevante impegno dei soggetti coinvolti, i quali possono operare sia come singoli professionisti che forniscono il loro talento, sia mediante l'attività svolta nelle imprese del settore che dispongono di specifiche capacità tecniche ed organizzative e di tutti gli strumenti operativi necessari sui beni tutelati. Per quanto concerne specificatamente le figure presenti in quest'ambito, esse sono state individuate in tre principali e differenti figure professionali cui corrispondono un alto livello di conoscenze e di competenze, in relazione all'importanza che si attribuisce al concetto stesso di "bene culturale".
La rilevanza attribuita dalla norma all'intervento di "restauro e conservazione delle opere d'arte" è perciò tale che il Legislatore ha inteso individuare diversi profili di competenza dei soggetti coinvolti in tale processo, distinguendo tra Restauratori di beni culturali, Tecnici del Restauro di beni culturali e Tecnici con competenze settoriali.
Il Restauratore di beni culturali è quella figura professionale che, ai sensi della normativa vigente, caratterizza e qualifica l'attività specialistica dell'impresa di restauro, il cui scopo principale è la salvaguardia del valore culturale dei beni. E il professionista che mette in atto un complesso di azioni dirette e indirette per limitare i processi di degrado e agisce in un contesto dinamico, avvalendosi di figure anch'esse qualificate, quali il Tecnico del restauro di beni culturali (o Collaboratore Restauratore) e il Tecnico con competenze settoriali (D.M. 86/2009). In considerazione dell'alto livello di competenze e conoscenze questi professionisti devono essere in possesso - per poter operare - di una specifica abilitazione all'esercizio della professione e a tale riguardo il Mibact, dopo un faticoso percorso, ha finalmente concluso la procedura per il riconoscimento della qualifica di Restauratore di beni culturali in conformità con quanto stabilito dall'art. 182 del D. Lgs 22 gennaio 2004 n. 42. Pur non avendo il dicastero ancora provveduto ad unificare l'elenco dei professionisti accreditati, che comprende anche coloro che ricadono nell'art 29 della medesima norma, sul sito ufficiale, nella pagina della Direzione Generale Educazione e Ricerca è comunque possibile visualizzare, con valenza probatoria, i nominativi di tutti i Restauratori di beni culturali ai quali è riconosciuta la qualifica professionale in uno o più, dei dodici settori di competenza, nei quali si articola l'ambito professionale.
Un altro dato rilevante è, inoltre, il riconoscimento della peculiarità dell'impresa di restauro che deve possedere caratteristiche proprie e a cui è attribuita una valenza di tipo specialistico che la distingue, senza alcuna possibilità di equivoco, dall'imprenditoria edile, la quale richiede invece l'impiego di mano d'opera con competenze del tutto diverse, quali operai, manovali, ecc. L'alto livello di qualificazione del personale dell'impresa di restauro non può perciò essere in alcun modo comparabile alle mansioni degli addetti all'edilizia, ne può essere assimilabile ad altre tipologie imprenditoriali che operano all'interno dei Lavori Pubblici, (vedi sopra il Cod. A.TE.CO),
A tal fine, il Legislatore ha inteso individuare dei requisiti specifici per le imprese di restauro che intendono partecipare alle gare d'appalto pubbliche, prevedendo le specifiche categorie OS 2 A e OS 2 B, differenziando nettamente il campo del restauro specialistico da quello di tipo edile della categoria OG 2, riferibile agli interventi sui beni immobili tutelati. Inoltre, la normativa ha individuato anche un Codice A.TE.CO. differenziato per il restauro, contraddistinto dal numero 90-03-02.
I codici Istat per gli addetti ai lavori in argomento sono: per i Tecnici del restauro ISTAT Isco-08 -NUP 3.4.4.4.0 - isco-08 2-26-265; per i Restauratori di beni culturali ISTAT Isco-08 NUP 2.5.5.1.5 - Isco-08 2-26-265.
Il "restauro", dunque, è un settore caratterizzato da una vocazione fortemente "specialistica", articolato in una molteplicità di aspetti complementari, i cui contorni definiscono l'insieme delle conoscenze teoriche e tecniche che gli operatori acquisiscono con un idoneo percorso formativo e con i requisiti di accesso all'esercizio dell'attività di restauro volta al recupero di beni sottoposti a tutela. La stessa specificità delle lavorazioni del restauro scaturisce dal D.Lgs 22 gennaio 2004, n. 42 che lo stesso Ministero dei Beni Culturali distingue nettamente da qualsiasi altra attività, in quanto il processo di conservazione dei beni culturali richiede in tutte le sue fasi, professionalità e competenze scientifiche, umanistiche, storico-artistiche, tecniche e operative di elevata qualità, un insieme di conoscenze teoriche e pratiche che gli operatori acquisiscono con il percorso formativo e la qualifica, ma anche con un esercizio continuo che ne consolida e affina il sapere. Il livello di queste competenze diversificate si esplica e si mantiene elevato proprio mediante l'esperienza e la formazione continua svolta prevalentemente nell'attività dell'impresa specialistica. Il che rende implicito e necessario l'individuazione di un Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro adeguato a queste peculiarità e al valore del contesto fin qui preso in esame, escludendo possibili confusioni con attività non assimilabili.
L'insieme degli articolati legislativi mostra come il campo d'azione che il Contratto intende disciplinare sia molto delicato, proprio per le caratteristiche insite in un settore dalla cui forte specificità dipende la salvaguardia stessa del patrimonio storico ed artistico.
VIENE STIPULATO
il presente contratto di lavoro da valere per i dipendenti delle imprese artigiane, considerate tali in base alla Legge 8 agosto 1985, n. 443 e successive modificazioni, delle micro, piccole e medie imprese industriali e dei consorzi artigiani costituiti anche in forma di cooperativa, nonché ai datori di lavoro in generale che operano nel settore del restauro di Beni Culturali mobili e superfici decorate di beni architettonici, secondo quanto previsto nell'allegato decreto del Ministro 26 maggio 2009, n. 86.
TITOLO I - DISCIPLINA GENERALE
Il presente Contratto, a livello nazionale, si applica alle imprese e ai datori di lavoro di Restauro specialistico.
Il Contratto ha la funzione di rendere coesistenti i riconoscimenti economici e normativi a favore dei lavoratori con le esigenze delle imprese nella loro programmazione e realizzazione della propria attività produttiva.
Le parti stipulanti si impegnano perciò a rispettare ed a far rispettare da parte dei propri iscritti il presente contratto ed ogni altro accordo ad esso connesso, a garantire i diritti in esso riconosciuti ed i limiti nello stesso contenuti al fine di evitare ogni azione e rivendicazione che stravolga i contenuti qui convenuti per il buon esito di quanto evidenziato al secondo comma.
Stante la delicatezza delle attività svolte anche per l'irripetibilità delle stesse, le parti sottolineano l'estrema professionalità richiesta per l'esecuzione delle lavorazioni sia da parte delle imprese che dei lavoratori e quindi la specificità della contrattazione e l'esclusività dell'applicazione del presente contratto alle lavorazioni di riferimento.
In particolare, al riguardo, si intende evidenziare, in via preliminare, che la stessa specificità delle lavorazioni cui si fa riferimento scaturisce dal D. Lgs 22 gennaio 2004, n. 42 per cui lo stesso Ministero dei Beni Culturali distingue nettamente tale attività da qualsiasi altra similare e individua l'alta qualificazione degli addetti e del personale utilizzato e la previsione della disciplina per le mansioni da considerarsi operaie ha il presupposto in un utilizzo assolutamente marginale di queste ultime qualora dovesse capitare.
Nello specifico, ai soggetti che esercitano l'attività di "Conservazione e Restauro di Opere d'arte" corrisponde un codice Ateco per il restauro al n. 90-03-02 che è non assimilabile ad altri settori, come espresso dalla Circolare INPS n. 70 del 30 marzo 1998 ad integrazione della Nota del 16-02-1998. Il Ministero del Lavoro, inoltre, con Nota del 16 febbraio 2015 n. 17373, ha recentemente precisato su specifica interpellanza del Mibact che relativamente ai restauratori e tecnici del restauro le imprese sono tenute ad applicare quale contratto di riferimento il "CCNL per i dipendenti delle imprese di restauro di Beni Culturali", vigente dal 01/09/2013.
In base alla disciplina contenuta nel D.M. 26 maggio 2009 n. 86 il Restauratore di Beni Culturali mobili e di superfici decorate di beni architettonici, sottoposti alle disposizioni di tutela del Codice, è il professionista che definisce lo stato di conservazione e mette in atto un complesso di azioni dirette e indirette per limitare i processi di degrado dei materiali costitutivi dei beni e assicurarne la conservazione, salvaguardandone il valore culturale. A tal fine, nel quadro di una programmazione coerente e coordinata della conservazione, il Restauratore analizza i dati relativi ai materiali costitutivi, alla tecnica di esecuzione ed allo stato di conservazione dei beni e li interpreta; progetta e dirige, per la parte di competenza, gli interventi; esegue direttamente i trattamenti conservativi e di restauro; dirige e coordina gli altri operatori che svolgono attività complementari al restauro. Svolge attività di ricerca, sperimentazione e didattica nel campo della conservazione.
Le attività che caratterizzano la professionalità del Restauratore, descritte nell'allegato A del sopracitato decreto sono:
A per l'Esame preliminare
A1 Raccolta delle fonti storiche e documentali, dei dati sull'analisi storico-critica e dei dati relativi al bene e all'ambiente (anche in collaborazione con le professionalità dello storico dell'arte, dell'archeologo, dell'architetto, dell'archivista, del bibliotecario, dell'etnoantropologo, del paleontologo, e con quelle del chimico, del geologo, del fisico e del biologo).
A2 Rilevamento e studio delle tecniche esecutive e dei materiali costitutivi dell'opera sia originali sia dovuti a interventi pregressi.
A3 Valutazione delle condizioni di degrado del bene e delle interazioni tra l'opera e il suo contesto, anche in relazione alle caratteristiche ambientali del territorio, eventualmente mediante prelievo di campioni e prime indagini diagnostiche (anche in collaborazione con le professionalità dello storico dell'arte, dell'archeologo, dell'architetto, dell'archivista, del bibliotecario, dell'etnoantropologo, del paleontologo, e con quelle del chimico, del geologo, del fisico e del biologo).
B per la Progettazione
B1 Redazione della scheda tecnica prevista dalla normativa di settore.
B2 Prima formulazione del programma diagnostico e di acquisizione dei dati (anche in collaborazione con le professionalità del chimico, del geologo, del fisico e del biologo).
B3 Formulazione del progetto preliminare e definitivo dell'intervento sul bene e sul contesto (anche in collaborazione con le professionalità dello storico dell'arte, dell'archeologo, dell'architetto, dell'archivista, del bibliotecario, dell'etnoantropologo e del paleontologo).
B4 Redazione e relativo aggiornamento in corso d'opera del progetto esecutivo e del piano di manutenzione.
B5 Pianificazione delle operazioni di imballaggio, trasporto e messa a deposito del bene o predisposizione del bene nel caso di intervento in loco.
B6 Redazione della parte di competenza del piano di conservazione programmata relativo ai beni dell'area di indirizzo specialistico.
C per l'Intervento
C1 Individuazione dei contenuti qualificanti per la stipula dei contratti con i committenti (pubblici o privati).
C2 Pianificazione interna relativa all'intervento dell'eventuale struttura operativa (individuazione risorse e vincoli, responsabilità, pianificazioni tecniche e simili).
C3 Perfezionamento in corso d'opera della progettazione esecutiva, definizione delle modalità d'intervento, dei materiali, delle metodologie e delle tipologie degli operatori.
C4 Assistenza all'esecuzione di indagini diagnostiche complesse (in collaborazione con le professionalità del chimico, del geologo, del fisico e del biologo) e prelievo di campioni (anche in collaborazione con le professionalità del chimico, del geologo, del fisico e del biologo).
C5 Allestimento del laboratorio/cantiere.
C6 Direzione tecnica degli interventi.
C7 Esecuzione degli interventi di conservazione.
C8 Direzione dei lavori; direzione operativa nell'ambito dell'ufficio di direzione dei lavori; supporto tecnico alle attività del responsabile del procedimento.
C9 Effettuazione dei collaudi tecnici.
C10 Monitoraggio degli interventi svolti, anche nell'ambito dei piani di conservazione programmata; partecipazione alle ispezioni e/o ai controlli previsti nei piani stessi.
C11 Prescrizioni e vigilanza su tutte le operazioni di movimentazione di Beni Culturali, anche in situazioni di emergenza.
D per la Documentazione e la divulgazione
D1 Documentazione di tutte le fasi del lavoro, anche mediante grafici, video, file, ecc.; stesura della relazione finale, finalizzata anche alla redazione del consuntivo tecnico-scientifico
D2 Redazione delle schede conservative.
D3 Attività didattica specifica, sia teorica che pratica.
D4 Attività di comunicazione relative ai contenuti e agli strumenti professionali specifici; pubblicazioni.
E per la Ricerca e la sperimentazione
E1 Partecipazione a programmi di ricerca e sperimentazione su metodologie di intervento, tecnologie, strumentazioni scientifiche e nuovi materiali per la conservazione (in collaborazione con le professionalità dello storico dell'arte, dell'archeologo, dell'architetto, dell'archivista, del bibliotecario, dell'etnoantropologo e del paleontologo e con le professionalità del chimico, del geologo, del fisico e del biologo).
Nell'ambito di tale attività sono stari individuati anche dei settori di competenza che prevedono capacità d'intervento su manufatti morfologicamente diversi, secondo la seguente descrizione:
1. Materiali lapidei, musivi e derivati
2. Superfici decorate dell'architettura
3. Manufatti dipinti su supporto ligneo e tessile
4. Manufatti scolpiti in legno, arredi e strutture lignee
5. Manufatti in materiali sintetici lavorati, assemblati e/o dipinti
6. Materiali e manufatti tessili, organici e pelle
7. Materiali e manufatti ceramici e vitrei
8. Materiali e manufatti in metallo e leghe
9. Materiale librario e archivistico e manufatti cartacei e pergamenacei
10. Materiale fotografico, cinematografico e digitale
11. Strumenti musicali
12. Strumentazioni e strumenti scientifici e tecnici.
Il D.M. 86/2009 disciplina anche la figura del Collaboratore - Tecnico del restauro di Beni Culturali mobili e superfici d